
La poesia è un tempio greco
La poesia è un tempio greco:
dalle colonne, ad un remo di pescatori
tratti a riva, scrivo.
Ciuffi di olivi
con devozione salgono il crinale;
le rovine – come saranno desolate! –
vibrano intatte
di luminosa civiltà ;
una traccia ondulata e dolce
affoga l’aria
di gloriosa malinconia,
poiché il poeta ha visto
ciò che il tempio conoscerà
in mille anni:
navi straniere, la guerra ferace,
un liquido, lento abbandono;
la civiltà
disgregata
ad un sopravvissuto avvento
di egemonie lontane.
…
Il poeta rimane alla colonna
– pare assopito –
ha la coscienza del posto che gli compete
lontano da ciò che muore in cento anni
accanto a chi vedrà in mille anni
ciò che lui oggi
vede.